18 Maggio 2024
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Gabrielli, Lugli e Pratesi TRE TOSCANI AL GIRO D'ITALIA 1924

05-05-2024 - 1,88 MB - STORIE DEL CICLISMO
a sinistra in alto Vitaliano Lugli in basso Ottavio Pratesi, a destra Angiolo Gabrielli
icona relativa a documento con estensione pdfGabrielli, Lugli e Pratesi TRE TOSCANI AL GIRO D'ITALIA 1924





Cent'anni. Sono passati cent'anni da quando, il mattino del 10 maggio 1924, 88 corridori si presentano a Porta Ticinese, Milano, per partecipare alla XII^ edizione del Giro d'Italia. 3700 chilometri divisi in dodici massacranti tappe intervallate l'una dall'altra da un giorno di riposo.

GABRIELLI, LUGLI, PRATESI

In quel Giro un ruolo di rilievo l'ebbero tre giovanotti delle nostre parti: Angiolo Gabrielli di Vicarello, Vitaliano Lugli di Cascina e Ottavio Pratesi di Livorno. Sono corridori molto diversi l'uno dall'altro.

Gabrielli arriva al suo primo Giro ancora dilettante e l'insperato terzo posto gli apre finalmente le porte del professionismo. Viene ingaggiato dalla Maino di Girardengo che lo conferma anche per il 1925, anno in cui non conclude il Giro ma vince ad Alessandria l'unica corsa da professionista, la prima prova del campionato italiano dei professionisti juniores. Poi nel 1926 partecipa ancora al Giro che però non conclude e alla fine della stagione abbandona il ciclismo agonistico.

Lugli invece è professionista almeno dal 1920 e quando si presenta al via del Giro ha due vittorie nel suo carnet, sia pure in corse di secondo piano. E' un buon corridore che spesso battaglia con i migliori ma a cui manca lo spunto veloce. Dimostrazione plastica di questo suo limite è una foto che descrive l'arrivo a Bari del Giro d'Italia 1925: si vedono Belloni, Bestetti, Giardengo e Binda che arrivano in un fazzoletto e dietro, ad un paio di metri, Lugli e Gilli che completano il sestetto in fuga! Sarà professionista fino al 1927 con altre due partecipazioni al Giro e qualche buon piazzamento.

Il più affermato dei tre è Pratesi. Oramai anziano ha al suo attivo 6 partecipazioni al Giro e 4 al Tour tutti terminati salvo il Giro del 1913 in cui viene fermato alla terza tappa perchè aveva “dimenticato” di pagare una ammenda all'Unione Velocipedistica Francese. Ha anche vinto per due volte il Giro dei Tre Mari, corsa a tappe che si correva nelle terribili strade del Sud d'Italia in cui batte corridori del calibro di Pavesi e Aimo. Nel 1924, dopo il Giro vincerà, come aveva già fatto nel ‘23, la classifica degli individuali al Tour. Professionista dal 1911, nel 1925 partecipa al suo settimo e ultimo giro, piazzandosi 19esimo. Poi si ritira dalle corse.

Sono loro che come tifosi di cent'anni dopo abbiamo voluto seguire con maggiore attenzione nella narrazione di quel magnifico Giro del ‘24


IL CICLISMO E L'ITALIA NEL1924

Il Giro del ‘24 è passato alla storia per essere stata una edizione minore, forse noiosa, illuminata solo dall'impresa di Alfonsina Strada, 31enne di Castelfranco Emilia trasferita a Milano, unica donna ad aver corso il Giro.

Ma non è così.

All'appello mancano in effetti i tre ciclisti più famosi del tempo: Girardengo, per questioni economiche, Brunero, perché la Legnano per ragioni commerciali lo vuole riservare per il Tour de France, Bottecchia, perché interessato a preservarsi e vincere la corsa francese dopo il secondo posto del ‘23. Ma la corsa è egualmente combattuta e interessante, forse anche grazie al nuovo regolamento che vieta ogni tipo di gioco di squadra. Non a caso la media finale è superiore a quella con la quale Bottecchia vincerà a luglio il suo primo Tour de France.

Abbiamo ricostruito minuziosamente gli eventi di quell'evento attraverso le cronache e i commenti apparsi sui giornali che è possibile consultare in rete. Ci siamo quindi calati in quell'epoca con le sue caratteristiche lontane anni luce dal ciclismo così come si è sviluppato dagli anni ‘30 del secolo scorso.

Quando si parla di ciclismo eroico si pensa a biciclette pesanti e a strade dissestate. Ma non era solo quello. Riportiamo alcuni episodi di quel Giro per far capire cosa fosse il ciclismo e cosa fossero i ciclisti di quegli anni: Zanaga, terzo in classifica, è costretto al ritiro per le conseguenze di un calcio subito da un mulo che lo manda in un fossato; Leoni si deve ritirare perchè dieci minuti prima di partire gli rubano la bicicletta; al fiorentino Messeri si rompe la forcella e perde due ore perché deve trovare un fabbro che lo aiuti a ripararla; in uno dei primi trasferimenti della storia del Giro i corridori prendono il treno a Napoli e arrivano a Potenza dopo sette ore di viaggio su due vagoni di 2^ classe (a quel tempo c'era anche la 3^ classe); nella discesa dei Mandrioli, fatta in una giornata freddissima, alcuni corridori si fermano nelle case dei contadini per riscaldarsi. E potremmo continuare.

Scrivere di quel Giro vuol dire anche rivivere l'atmosfera politica di quei giorni con le milizie fasciste che fanno “ordine pubblico” e i ras locali, spesso responsabili di assassini e violenze, che fanno passerella all'arrivo di tappa.

Il 30 maggio mentre il Giro volge al termine, il deputato socialista Matteotti tiene alla Camera il famoso discorso in cui denuncia il clima di violenza e sopraffazione che aveva regnato durante le elezioni politiche di aprile. Pochi giorni dopo, il 10 giugno, Matteotti viene rapito e assassinato da un gruppo di sicari fascisti alle dirette dipendenze di Mussolini e dei suoi più stretti collaboratori. Il cadavere del deputato socialista verrà ritrovato solo due mesi dopo. Mussolini sembra vacillare ma forte del sostegno di industriali e monarchia nel gennaio 1925 rivendicherà la responsabilità politica e morale dell'assassinio del deputato socialista. La via per la dittatura è spianata.




Ecco, il Giro del 1924 è stato tutto questo: una parte di storia del ciclismo ma anche del nostro paese.


Buona lettura.
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