Questa è una foto storica perché ritrae Alfredo Binda, in evidente difficoltà, ricevere una spinta da una mano amica.
Siamo, come ci dice l'appunto scritto a mano, al culmine del passo del Bracco, affrontato nella tappa n. 16, Viareggio – Genova, del Giro d'Italia 1935.
Binda, tre volte campione del mondo, cinque volte vincitore del Giro, quattro “Lombardia”, due “Sanremo” e quattro campionati italiani, è ormai nella fase discendente della sua carriera ma non demorde: in quel Giro non riuscirà a vincere nessuna tappa ma si piazzerà ben quattro volte secondo e una volta terzo, risultato ottenuto proprio in quella Viareggio – Genova vinta dal faugliese Raffaele Di Paco che precede di mezza ruota Olmo.
Il Giro del '35 viene vinto invece da Vasco Bergamaschi, detto “Singapore” per la sua fisionomia vagamente asiatica, che precede i ben più noti Martano e Olmo.
In quel Giro si rivela un giovane fiorentino, tale Gino Bartali, che si aggiudica una tappa e il gran premio della montagna.
Binda si ritira dalle corse nella primavera 1936 dopo una rovinosa caduta alla Sanremo.
La foto inquadra anche una macchina della "Bianchi" che però non è la squadra per cui corre Binda, la "Wolsit Pirelli", in pratica la seconda squadra della "Legnano".
Nota a margine: chi è il corridore che spinge Binda? Difficile dirlo visto che la seconda bici non ha il numero di riferimento come quella di Binda che porta il n. 30. Potrebbe essere un suo compagno di squadra della “Wolsit Pirelli” rimasto in gara – Mealli, Piubellini o Gotti – ma l'ipotesi più probabile è che si tratti di Ambrogio Morelli, che sarà decimo assoluto e vincerà la classifica degli isolati. Morelli, che otterrà il suo risultato di maggior prestigio proprio nel '35 arrivando secondo al Tour de France, era leader della classifica degli isolati anche nella Viareggio – Genova e il leader di quella classifica indossava una maglia bianca come quella dello “spingitore” di Binda.
La foto è stata tratta dalla rete. Eventuali titolari di diritti lo segnalino: se lo desiderano inseriremo il loro nome oppure provvederemo a rimuoverla.
